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Spetta a me narrare da dove inizia la storia artistica e circense della mia famiglia, i Giannuzzi, appunto, dato che sin da bambino ho sempre amato scrivere ed anche in questo caso spero di riuscirci nel miglior modo possibile. Pensa che ti ripensa il pensiero mi porta indietro sino alla fine del diciannovesimo secolo quando Giovanni Sblattero, di origine triestina, nato verso la metà dell’Ottocento, era già equilibrista e artista  circense. Anche la moglie Maria Rombo, figlia del proprietario del Circo Nava era già artista ed equilibrista
nel circo paterno. Dalla loro unione nacquero: Achille, Clotilde, Rosina, Ida, Antonietta e Graziella che successivamente iniziarono ad esibirsi nella pista del piccolo circo a conduzione familiare di cui erano titolari. Gli anni passano e come succede in tutte le famiglie, anche in casa Sblattero i figli prendono uno alla volta, per colpa dell’amore, strade diverse, tre di loro: Rosina, Antonietta e Graziella abbandonano l’arte circense, mentre Achille, Clotilde e Ida proseguirono a lavorare nel circo con più o meno fortuna. Nonna Ida sposatasi con Gaetano Onorato, mettono al mondo Raffaele, Antonio, Giovannino e Giuliana che precocemente debuttano con abilità in pista. Quando Giuliana ha poco più di nove anni a Cosenza, il 28 agosto 1943, mentre l’Italia si trovava coinvolta nel secondo conflitto mondiale, durante un cruento bombardamento perse il padre. Il nonno e Antonio si trovavano all’interno del circo per effettuare dei lavori, una delle bombe sganciate dall’incursione aerea centrò il tendone, ma a colpire il nonno a morte non fu la bomba bensì le mitragliate successive, mentre fortunatamente Antonio rimase soltanto ferito. La tragedia come in troppe famiglie durante una guerra colpì anche la nostra: nonna Ida con tanto coraggio divenne l’uomo di casa, il padre, il punto di riferimento della famiglia continuando ad essere semplicemente mamma. Nonno Gaetano era di origine ferma un “gaggio”, insomma uno non del circo, nonna Ida decise così di usare il proprio cognome: Sblattero come nome d’arte, essendo già conosciuto nell’ambito circense dell’epoca. Furono anni duri: dopo aver girato diversi circhi, superando con dignità e coraggio la disgrazia subita, nei primi anni cinquanta la carriera artistica degli Sblattero coglie un’inaspettata svolta. Gli Zamperla, circo nel quale lavoravamo già da diverse stagioni, fanno società con un altro circo allora conosciuto alla maggior parte del pubblico: il Circo Orfei. Armando Zamperla li convince appunto a far società solo per la piazza di Napoli (quaranta giorni al Maschio Angioino). È la svolta, la società si rivela riuscita, Napoli è entusiasta dello spettacolo, gli Sblattero così come tutti gli altri componenti del doppio complesso artistico vengono valorizzati al massimo. Dopo Napoli, nasce (fortunatamente per l’Italia) il grande Circo Orfei, mentre nella vita di Giuliana di lì a poco sarebbe arrivato il fidanzamento con colui che sarebbe divenuto poi suo marito: Paolo Giannuzzi, che facendo un passo indietro nel 1951 durante la permanenza del circo Zamperla nel suo paese: Monopoli (Bari), assentandovi il batterista proprio il giorno del grande debutto a sua insaputa venne indicato proprio lui Paolo Giannuzzi “Il miglior batterista della zona” (Paolo infatti già da bambino suonava nella banda del paese e poi in seguito da professionista in un suo gruppo), accettò senza lontanamente immaginare che da lì a poco sarebbe cambiata per sempre la sua vita, per amore del circo o della trapezista… Con il passare del tempo anche i fratelli Sblattero “Onorato” dopo diverse esperienze si dividono. 
Raffaele, dopo essere riuscito a creare un circo tutto suo, entra a far parte del grande Circo Moira Orfei, restandoci per decenni, dove ebbe l’onore di far sposare la propria figlia Vanda nella gabbia dei leoni avendo come testimone di nozze la grande Moira. Antonio invece per colpa di una malformazione al cuore lascerà per sempre l’unico amore della propria vita: il circo ed entra grazie alla moglie Filomena nella variegata famiglia delle giostre, appartenendo lei agli Esposito rinomata famiglia di giostrai con giro di feste nel Napoletano. Antonio, facendo buon viso e cattivo gioco, accettò con amore il nuovo lavoro, portandolo avanti negli anni con passione fino alla morte, seguita poco dopo da quella di zia Filomena; nell’ambito restarono tre dei loro quattro eredi. Giovannino si ferma dopo pochi anni di matrimonio, prima a Messina poi a Roma lasciando definitivamente il mondo circense. Dopo circa due anni di fidanzamento: il 16 febbraio 1955 a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) i due fidanzatini Paolo e Giuliana convolano a nozze, iniziano così a girare diversi circhi, Paolo come orchestrale e Giuliana come trapezista aerea; da questa dolce unione nascono cinque figli: Giovanni (Gianni), Gaetano (Tany), Francesca (Franca), Luigi (Luisito) e Danilo nati in Puglia, Campania e Basilicata. Giannuzzi iniziano prestissimo ad esibirsi in pubblico, tra la segatura e la polvere della pista di un circo. I primi ad esibirsi grazie ai sacrifici della mamma siamo io e Tany: tutti i giorni di buon’ora prima della scuola si facevano le prove; papà d’altronde non era del mestiere, ma si mise d’impegno a seguirci affinchè debuttassimo il nostro numero di giocoleria; dopo alcuni mesi anche la piccola Franca entrava per la prima volta in pista con il suo numero di contorsionismo. Gli anni trascorrevano veloci, quando anche il piccolo Luigi entrò a far parte della famiglia degli artisti entrando in pista nel numero acrobatico a quattro, tutti i fratelli. La mamma dopo trent’anni di lavoro, cessava la propria attività di artista, smetteva gli scarpini e appendeva come suol dirsi il suo trapezio al chiodo. Si trovava in quei giorni come davanti ad un “confine”: è così che immagino la mamma in quei giorni, che nella pista aveva il pubblico, l’applauso, le soddisfazioni, ma anche i sacrifici sopportabili dalla forza della gioventù e da quella di volontà di essere in pista ad ogni costo, mentre al di fuori di essa aveva l’anonimato, la tranquillità e, perché no, anche la vecchiaia; era triste pensare che di lì a due o tre giorni non sarebbe mai più salita sul suo trapezio, non sarebbe più entrata in pista, non avrebbe più sentito gli applausi del pubblico, insomma, sarebbe diventata una mamma normale, come tante altre.
Io penso che lei abbia ripercorso con la sua memoria tutta la sua vita di artista, dal debutto a cinque anni come contorsionista, poi come trapezista, come acrobata evoluzionista ai trapezi volanti; forse avrà anche versato qualche lacrima per attraversare quel maledetto confine, ma poi con dignità e con la consapevolezza
che il tempo non lo si può fermare, credo abbia accettato il verdetto della vita. Attraversandolo. Dunque eravamo noi ora a lavorare e a girar per circhi in cerca sempre di migliori scritture: cominciammo lavorando per i “Fabbri” Armando ed Ettore cugini della mamma e poi Niuman di Dante, Ciccio e Ivo Niemen, dal Krones di Hermes Caroli, dal Mexico di Guido Errani e dai Pellegrini, poi un mese da Pierantoni in seguito da quello che segnerà una svolta per la famiglia, il Royal dei fratelli Loris, Rudy e Gianna Dell’Acqua, insieme a Romolo Martini, da poco divisi dal fratello maggiore, Marcello. 
Infatti nel giro di due anni mi sposo prima io con Gianna, sorella dei Dell’Acqua e con molto dispiacere dei miei familiari resto nel circo dei miei cognati; in seguito la mia famiglia sposa Silvana, figlia di Gianni Pierantoni. Dopo aver fatto il servizio militare Luigi e Franca vengono scritturati da noi, dove restano due anni, mentre Tany rimane dal suocero. 
Finito il contratto con i Royal approdano dalla Lidia Togni, restandovi circa due anni, infine vanno dai Niemen (di Bertino), dove, tra l’altro Luisito conosce la nipote Debora, sua futura signora. Passano altri due anni ed eccoli fare il loro cambio lavorativo: aprono con Orlando Medini e Farinella ossia Guido Zorzan un piccolo circo per poter passare insieme l’estate. In inverno per impegni presi in precedenza ognuno andò per la sua strada, i fratelli fecero società con Roberto Gerardi. Con l’arrivo della primavera insieme a Orlando Medini e Antonio “Carnera” Medini nasce l’idea di creare l’Happy Circus e con una discreta dose di fortuna il tutto prosegue per due anni. Nel 1989 Luisito si sposa con Debora De Bianchi, figlia di Ludovico, che attualmente ha una giostra a Campo di Marte a Firenze, ma prima con i fratelli gestiva il circo Fratelli De Bianchi. Un anno dopo anche Franca mette su famiglia sposandosi con Orlando Orfei (figlio di Oscar). Sempre nel 1990 ritorna in famiglia come artista Tany che dopo che sua moglie Silvana aveva provveduto a
prendere la licenza per poter aprire, convince i fratelli a tentare la fortuna aprendo un circo per conto proprio, in famiglia, escludendo altri soci; restano insieme fino all’ottobre 1996, quando trova scrittura dai Riva, così dopo circa sei anni insieme, saluta tutti e parte verso un nuovo futuro, un futuro che pur troppo per lui Tany non riuscirà ad assaporare perché… Lungo l’Aurelia, vicino a Tarquinia, forse per un colpo di sonno forse per un guasto, come era già successo a sua nonna, la piccola Giuliana a nove anni perde il papà anche lui di nome Gaetano come il papà della nonna. La storia sembra prendersi beffa dei corsi e ricorsi facendo coincidere i nomi e gli eventi oltre cinquantenni da quelli tragici di Cosenza. 
Superata come è giusto che sia, merito della vita e di qualcuno più in alto di noi, Luisito e Danilo anche per superare e recuperare tranquillità dopo i tremendi effetti subiti decidono di lavorare alcuni mesi con il loro cognato Orlando Orfei. Trascorsi sei mesi tornano a fare una società questa volta con Angelo Mortara restando insieme per quasi un anno portando in giro una mostra di rettili. Il tempo cura le ferite, ed ora i due fratelli, cresciuto Danilo riescono ad entrare in possesso di una loro licenza, comprano una tensostruttura tutta loro e con il nome “X Files Show” iniziano una società che dura circa sei mesi con Athos Adami (detto il “Tiracca”) poi “Fantasy Show” con Mario Sali.
Entrambe le società si rivelano economicamente deludenti, allora decisero di provarci da soli, per un anno con la tensostruttura, poi in seguito con tanti sacrifici riuscirono nel 2001 a comprare il primo grande “per loro” chapiteau da Darix Martini: un 22x26 metri. Per la prima volta portarono in giro il nome d’arte, le cose e gli affari volgono sempre al meglio al punto che possono permettersi anche degli artisti. 
Siamo così giunti ai giorni nostri, alla fine del mese di settembre del 2008, quando in quel di Capannori (LU) inaugurano il loro chapiteau nuovo di fabbrica (prodotto da Scola), senza contropali: 24x28 metri di colore giallo e blu, per gli auguri di un sereno futuro. Veniamo alla cronologia famigliare, manca solo Danilo che si è accompagnato con Jenny Rossi figlia di Jacques (Jacky), titolare fino al 1989 del Circo di Parigi con il padre Narciso conosciuto come Gianni. Attualmente Jacques lavora con suo cugino Aldo Zucchetto ad Oleggio (No) noleggiando strutture in tutta Italia. Gianni, cioè io ho quattro figli: Terence, Ronald, Sandy e Darix, tre grandi lavorano già nella pista del Circo Royal. Gaetano ha tre figli: Claudio, Giuliana e Miriana anche in questo caso i due grandi già lavorano, Claudio fa l’artista con la sua mamma e la sorella più piccola; Giulianina convive con Maurizio Tucci e ha dato alla luce la piccola Luna.
Franca ha due figli: Oscar e Giosy anche loro lavorano nel proprio Circo Oscar di Orlando Orfei. Luisito ha due figli: Dylan e Derek, il più grande Dylan già fa le sue prime apparizioni come piccolo Tony nel circo di famiglia. Danilo ha un’unica figlia Dayana ancora troppo piccola per l’arte circense. 
Ecco, siamo giunti alla fine della storia circense della famiglia Giannuzzi, per i nostri figli sogniamo un mondo sempre più pulito e sempre con più piazze per continuare a presentare i nostri spettacoli, più comprensione per come viviamo. Noi per una vita viviamo all’interno di piccole o grandi roulottes, dipende dalla possibilità, non tutti possono permettersi quelle grandi, eppure sfidiamo i lunghi viaggi, il freddo, il caldo con i neonati, bambini, ragazzi e anziani solo perché ci guida una passione quella di voler presentarci in pista. Non vogliamo fare polemiche, è giusto che chi come i terremotati dell’Abruzzo ha sempre vissuti in casa pensino che sia proprio assurdo far crescere i propri figli all’interno di prefabbricati o camper oppure costringere gli anziani a dover vivere senza il confort delle proprie case gli ultimi anni della loro vita. Eppure i nostri vecchi, i nostri bambini da sempre vivono così, ed allora un po’ di rispetto verso la gente del circo che con onestà e sempre senza mai lamentarsi, per mancanza di spazi, per le proteste degli animalisti, contro quelli che ci disprezzano, andiamo avanti contro tutto e contro tutti perché finchè ci sarà il sorriso di un bimbo, lo sguardo di un adulto con il fiato sospeso, lo stupore di un pubblico per quello che presentiamo il circo riuscirà a vivere in eterno.

La Famiglia Giannuzzi.